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Donne e violenza
 

 
 

2013 CONVEGNO 10 ANNI DALLA PARTE DELLE DONNE

2013 richieste al futuro governo per un' EFFICACE POLITICA di CONTRASTO alla violenza di genere

25.11.2012 GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

12.07.2012 FEMMINICIDI di Delia Valenti

 

FIRMA la PETIZIONE contro la violenza sulle donne!

 

25.11.2011 GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

25.11.2011 GIORNATA INTERNAZIONALE TESTO

La staffetta di donne contro la violenza sulle donne:

>>>> 1 Rovereto –anfora sulla strada

>>>> 2 Comunicato conclusione staffetta

>>>> 3 Conferenza stampa staffetta dal 4 al 16 settembre 2009

>>>> 4 Descrizione progetto centro anti-violenza dire 2009

>>>> 5 Dati statistici 2007 –fenomeno Stalking febbraio 2009

>>>>6 Accoglienza dell'anfora al centro antiviolenza di Trento intervento Delia Valenti

>>>> 7 accoglienza dell'anfora al Istituto Rosmini di Trento 21.09.10-intervento Delia Valenti

>>>> 9 Volantino invito partecipazione consegna anfora alle donne del Trentino

>>>> 10 manifesto teatro biblioteca –“sotto di me, dietro di me”-

>>>> 11 Lato A  e lato B

>>>> 12 Consegna  dell'anfora  alle donne di Mestre 26/09/2009

>>>> 13 manifesto cinema x la staffetta –“un giorno perfetto”

>>>>14 La staffetta si è  conclusa – intervento di Pina Nuzzo

>>>> 15 conclusione nazionale della staffetta UDI a Brescia

>>>> 16 staffetta UDI contro la violenza sulle donne  a Villamontagna –TN

>>>> 17 staffetta UDI conto la violenza nelle Scuole superiori di Trento

>>>> 18 staffetta UDI contro la violenza a Rovereto

>>> 19 Conferenza stampa-intervento della valenti

>>> 20 Staffetta UDI contro la violenza

>>> 21 Ne uccide più la famiglia della mafia

>>> 22 I dati sulla violenza

>>> 23 Presentazione D.i.R.e -Associazione donne in rete contro la violenza DOWNLOAD

 

La legge che vorremo:

>>> 1 LETTERA AL GIORNALE SU d.d.l. CHIOCCHETTI SULLA VIOLENZA SULLE DONNE DOWNLOAD

>>> 2 LETTERA AL GIORNALE SULLA LEGGE PD SULLA VIOLENZA SULLE DONNE DOWNLOAD

>>> 3 PROPOSTA DI LEGGE DEL COORDINAMENTO DONNE DI TRENTO DOWNLOAD

>>> 4 RELAZIONE INTRODUTTIVA ALLA NOSTRA PROPOSTA DI LEGGE DOWNLOAD

>>> 5 DESCRIZIONE PROGETTO CENTRO ANTIVIOLENZA D.i.R.e DOWNLOAD

 

 

LETTERA DI ELENA BELOTTI INVIATA AL QUOTIDIANO “REPUBBLICA”.

30/1/2009

Alcune considerazioni.

Nel paginone dedicato al tema della violenza del 29 gennaio 2009, oltre a sviscerare gli ultimi fatti accaduti che hanno visto
donne vittime di stupri terribili, le giornaliste Maria Novella de Luca e Natalia Aspesi hanno riportato anche delle considerazioni
di Silvia Ballestra scrittrice, di Emma Bonino parlamentare, di Chiara Saraceno sociologa che esaminano problemi odierni
e antichi in merito a questa terribile realtà che si perpetua, specie in famiglia. Le statistiche, i numeri evidenziano come sempre
più ci troviamo di fronte ad una vera e propria guerra sui corpi di donne. La coscienza collettiva si indigna a ragione di fronte
ad efferatezze eclatanti date dagli stupri mentre l'indignazione non emerge così forte nei casi di violenza in famiglia.
Sempre più donne consapevoli di essere vittime cercano nei centri antiviolenza una risposta per uscirne. La stampa riporta
il problema della violenza alle donne come fatto di cronaca. Raramente in questi anni anche da giornali più impegnati ho visto
trattare l'argomento con approfondimenti che utilizzano i saperi delle donne impegnate nei centri antiviolenza che possono
essere uno strumento per conoscere a fondo l'argomento e per un reale cambiamento della società.
Ogni giorno, nelle notizie in breve c'è sempre un uomo con problemi di “depressione” o colto da un raptus “era una persona
così perbene” che uccide moglie, figli, suocera, fidanzata, compagna, e poche sono le analisi su questi efferati delitti.
Spazio in Tv viene dato a delitti commessi da donne ma mai le stragi fatte dagli uomini, di femminicidio se ne parla solo
in questi giorni. Solo le femministe, che molti pensano siano ormai antistoriche, ribadiscono che questa è ancora una società
molto patriarcale e che è necessario un cambiamento culturale a tutti i livelli della società.

Se noi femministe rileviamo che il movimento delle donne come si presentava dal ‘68 in poi ora non c'è più e che le nuove
generazioni danno per acquisiti alcuni diritti, senza impegnarsi più di tanto e ci sembra di vedere svanire il lavoro faticoso
di emancipazione quasi che le nuove generazioni non ne siano consapevoli, questa analisi spero sia affrettata.
Le statistiche e gli studi parlano delle donne come impegnate, le più brave a scuola, desiderose di lavorare ecc.
Quello che manca è senz'altro una valorizzazione delle capacità delle donne che viene ostacolata. Se non vediamo folle
di donne che s'impegnano come eravamo noi negli anni settanta, sono convinta che se si facesse un reale monitoraggio
sapremmo che molte sono presenti a portare avanti i diritti delle donne.
Penso ai centri antiviolenza che hanno fatto rete e hanno chiesto al parlamento finanziamenti per i centri antiviolenza e
delle case rifugio (finanziamenti che sono stati tolti dal bilancio),
all' UDI che ha lanciato una staffetta contro la violenza mettendosi in contatto con realtà di donne associate, che sta
attraversando tutta l'Italia al fine di sensibilizzare la società sulla violenza alle donne, alle Commissioni pari opportunità
che portano avanti dei progetti per un cambiamento culturale nei rapporti tra uomo e donna, a settori dell'Università
dove vengono proposti corsi di genere e per avere più strumenti per entrare in politica. All'impegno delle donne nel
volontariato in famiglia, a scuola, nel lavoro nel quotidiano vivere. Raramente viene dato spazio mediatico a queste donne.
Non fanno scalpore. Il politico di turno può fare uno starnuto e c'è la corsa a descrivere che tipo di starnuto ha fatto,
ma quello che fanno le donne è inesistente. Nulla o quasi, soprattutto da parte dei politici a tutti i livelli, è la conoscenza
di quelli che sono i saperi delle donne o se vengono proposti questi sono ignorati. E le donne che s'impegnano in politica,
essendo in minoranza non hanno la forza sufficiente per imprimere un cambiamento.

Queste alcune riflessioni per dire che ci vorrebbe un maggiore sforzo anche delle giornaliste e dei giornalisti dei quotidiani
locali e nazionali per essere dalla parte delle donne, dando loro lo spazio che meritano e ancora più uno sforzo da parte
di chi s'impegna nella politica e nell'associazionismo di mettersi in rete. Sono convinta che molto potrebbe cambiare.

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SOLIDARIETA' ALLA CONSIGLIERA NAZIONALE DELLE PARI OPPORTUNITA' FAUSTA GUARIELLO.

Come Coordinamento donne di Trento vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà alla professoressa Fausta Guarriello,
consigliera nazionale di parità, brutalmente licenziata il 4 novembre scorso, per aver assolto al suo compito istituzionale di
segnalare, criticandoli, dei provvedimenti governativi discriminanti nei confronti delle donne, da un governo arrogante
e ignorante, nel senso etimologico del termine e cioè che non conosce compiti e funzioni degli organismi istituzionali da esso
stesso attivati e di cui fa parte. Particolarmente grottesco, oltre che molto triste, è infatti che l'esautoramento della consigliera,
oltre ad essere stato opera del Ministro del Lavoro Sacconi sia stato avallato anche dalla Ministra per le Pari Opportunità
Carfagna, la quale ha tra i compiti istituzionali fondamentali proprio quello di vigilare, perché qualsiasi provvedimento di legge
non abbia una ricaduta negativa e discriminante nei confronti delle donne. Se si considera poi che le critiche concernevano,
oltre agli incentivi agli straordinari che, di fatto, ampliano ulteriormente la differenza di retribuzione tra gli uomini e le donne,
anche la liberalizzazione delle procedure riguardanti le dimissioni volontarie, che facilita la possibilità di imporre l'odiosa pratica,
purtroppo di nuovo diffusa, di far firmare un foglio in bianco alla donna all'atto dell'assunzione per poterla licenziare se resta incinta,
si può ben comprendere la gravità di quanto successo. Questo incredibile episodio ci conferma ancora una volta nella convinzione,
di quanto sia fondamentale che le donne elette non siano ostaggio della politica maschile, ma sappiano rappresentare e difendere
le donne, facendo proprio il patrimonio di conoscenza, studi, buone prassi, documentazione sulle leggi nazionali, europee
ed internazionali sulle pari opportunità, espressione del sapere delle donne, perché esso diventi un imprescindibile riferimento
del loro agire politico al fine del miglioramento della società tutta.

Coordinamento Donne di Trento

La Presidente
Delia Valenti
Trento - 21/11/2008

 

 

 

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comunicato stampa sito Provincia Autonoma Trento

Trento, 25 novembre 2008  

Lo scorso anno 100 donne in più si sono rivolte

alla struttura di Via Dogana a Trento

ILENIA, L'ULTIMO FEMMINICIDIO: LA VIOLENZA SULLE DONNE

IN TRENTINO NEL DOSSIER 2007 DEL CENTRO ANTIVIOLENZA

 

(c.z.) – È con un doppio sentimento di rabbia che il Coordinamento Donne e il Centro antiviolenza di Trento “celebrano”
la Giornata internazionale del 25 novembre contro la violenza sulle donne: rabbia per l'ennesima vittima di femminicidio
– la povera Ilenia Graziola, uccisa sabato scorso dal suo fidanzato in Via Zanella – e rabbia “per come i media definiscono
questi delitti presentandoli ancora oggi come delitti passionali”. Dal 2001 al 2007 sono stati 12 i femminicidi perpetrati
in Trentino, provincia dove il fenomeno della violenza sulle donne è rilevabile tanto quanto e come nel resto d'Italia.
Lo dicono i numeri forniti stamane, nel corso di una conferenza stampa, dal Centro antiviolenza di Trento costituito
nel 2002 in partnership con la Provincia autonoma di Trento - che ha presentato l'annuale “dossier” sull'attività svolta
nel corso del 2007.

Numeri in aumento (nell'allegato i dati statistici riferiti al 2007), non tanto perché il fenomeno stia crescendo, quanto
piuttosto perché maggiore è il numero delle segnalazioni e delle denunce: 167 (cento in più rispetto all'anno precedente)
sono state le donne che si sono rivolte al Centro, alle quali si aggiungono 47 familiari e/o conoscenti e 157 operatori dei
Servizi sociali o professionisti. Due sono le richieste che Delia Valenti, presidente del Coordinamento Donne di Trento,
e Barbara Bastarelli, la responsabile del Centro antiviolenza, rivolgono alla nuova Giunta provinciale: una legge provinciale
ed una Casa delle donne, una struttura alloggiativa ad indirizzo segreto per accogliere temporaneamente le donne che
devono allontanarsi dalla situazione di violenza che stanno subendo.
“Con la conclusione della XIII legislatura – hanno dichiarato – va in sospensione un progetto, già in stato avanzato,
iniziato con l'assessora Dalmaso (titolare nella scorsa legislatura delle politiche sociali), che ringraziamo per la sensibilità
e l'attenzione che ha sempre dimostrato per tale problematica, venendo incontro a gran parte delle nostre richieste”.

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GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.

25 NOVEMBRE 2008

 

Intervento di Delia Valenti, Presidente del Coordinamento Donne di Trento, alla conferenza stampa di presentazione
dei dati 2007 del Centro antiviolenza di Trento.

 

Come abbiamo fatto ogni anno a partire da quello di istituzione del Centro Antiviolenza costituito dalla nostra Associazione
nel 2002 in partnership con la Provincia, abbiamo scelto anche quest'anno la giornata internazionale del 25 novembre contro
la violenza sulle donne per presentare i dati del nostro Centro. Questa volta, a differenza di tutte le altre occasioni di
presentazione dei dati, non abbiamo potuto contare sulla disponibilità dell'ex Assessora Marta Dalmaso a presentarli
insieme a noi, visto che non è stata ancora formata la nuova Giunta dopo le elezioni di fine ottobre. Vogliamo comunque
ringraziarla ancora per la sensibilità e l'attenzione che ha sempre dimostrato per tale problematica, venendo incontro,
se non a tutte, a gran parte delle nostre richieste.

I dati sullo sconvolgente fenomeno della violenza sulle donne e in particolare su quella domestica restano estremamente
preoccupanti e chi ha dimestichezza con la lettura dei quotidiani non può non rilevare lo stillicidio di notizie di morti violente
per mano di partner o ex che riguarda le donne di tutti i ceti sociali senza distinzione di cultura, censo e professione.
Anche per noi, d'altronde, non è la prima volta che ci troviamo a presentare i dati del Centro a ridosso di un fatto di cronaca
atroce, frutto della violenza di genere. Siamo profondamente scosse e addolorate per la morte di Ilenia, ennesimo caso
di femminicidio che purtroppo non risparmia le donne che vivono nella nostra provincia. Questo sconvolgente quadro è
confermato anche dai dati Eures 2007 dai quali risulta che oltre 60 donne sono state uccise da mariti e conviventi nei primi
sei mesi del 2007, facendo sì che la famiglia tolga alla mafia il primato di causa per morti violente.
I dati ISTAT del 2007 ci dicono anche che le violenze fisiche reiterate, così come le violenze sessuali, sono agite dai partners
nel 69,7% dei casi. A questo si deve aggiungere che il numero delle denunce presentate è nettamente inferiore rispetto alla realtà
del fenomeno e che molto spesso i delitti denunciati non ricevono da parte di tutti i soggetti istituzionali coinvolti quella considerazione
professionale e quella valutazione di rilevanza sociale necessarie a dare risposte adeguate.
Spesso infatti tali delitti vengono derubricati a semplici conflitti coniugali o familiari e trattati come tali, in contrasto con quanto
sostenuto sia dall'ONU sia dal Parlamento Europeo che li qualificano correttamente come tra le più gravi violazioni dei diritti umani,
frutto di una società e di una cultura ancora, nonostante tutto, patriarcali, in cui le relazioni storicamente ineguali di potere
tra gli uomini e le donne si riflettono non solo nella vita pubblica, ma anche nella vita privata.

Per questo sia a livello internazionale sia a livello europeo è stato ritenuto fondamentale il lavoro dei Centri antiviolenza voluti
dalle donne che, dando una lettura di genere del fenomeno, sono stati in grado di offrire quella solidarietà femminile e quel sostegno
qualificato indispensabili per uscire in sicurezza dalla violenza. Per questo viene ritenuto ottimale dalle istituzioni europee che vi sia
un posto letto (casa rifugio) in un centro antiviolenza ogni 7500 abitanti. Se pensiamo che in Trentino, a fronte di 513.000 abitanti,
vi è un solo Centro antiviolenza e, oltre tutto, sprovvisto di una casa rifugio ad esso collegato, possiamo toccare con mano quanto
siamo distanti anni luce dalle indicazioni e dai parametri europei. In proposito alla fine della scorsa legislatura provinciale sono stati
presentati dei disegni di legge contro la violenza sulle donne che appaiono però molto distanti non solo dalle indicazioni e dai principi
normativi internazionali ed europei, ma anche da quanto già legiferato o in via di approvazione in molte altre regioni italiane per le
quali normare tale materia significa dare le opportune indicazioni per costituire, diffondere e finanziare centri antiviolenza gestiti da donne,
certificati secondo parametri internazionali, da cui partano competenze e professionalità atte ad indirizzare politiche efficaci per
contrastare la violenza di genere. Centri antiviolenza promotori di una nuova cultura, che diventano quindi, attraverso la creazione
di opportune reti, gli interlocutori privilegiati per la formazione di quei soggetti, istituzionali e no, che vengono a contatto con la violenza
di genere. Ci auguriamo quindi che la nuova legislatura possa essere occasione per affrontare in modo più approfondito e pertinente tale
problematica, tenendo come riferimento i parametri internazionali ed europei e le legislazioni delle altre regioni. Per quanto ci riguarda,
in mancanza di una legge, siamo ancora un'attività sperimentale, finanziata anno per anno.
Abbiamo risolto, perlomeno per ora, il problema dell'organico. Possiamo perciò rispondere in modo sicuramente più efficace
ed efficiente alle richieste delle donne, dei loro familiari, degli istituti e dei servizi territoriali interessati, riuscendo anche ad effettuare quell'azione
di sensibilizzazione culturale su questo fenomeno, determinante per poterlo superare.
Resta ancora da risolvere il nodo della Casa delle donne, della necessità di fornire il Centro Antiviolenza di una struttura alloggiativa
ad indirizzo segreto direttamente collegata ad esso in grado di accogliere temporaneamente le donne che necessitano di allontanarsi
dalla situazione di violenza. E' un importante e necessario completamento del Centro per offrire un' uscita in sicurezza dalla violenza
nei casi più gravi. Speravamo di poter annunciare in questa occasione che anche questa era divenuta realtà per la nostra provincia,
ma così non è stato. L'interrompersi della legislatura ha infatti sospeso un progetto iniziato con l'Assessora Dalmaso e già in stato
avanzato rispetto all'obiettivo. Intendiamo proseguire la collaborazione con la/il futuro assessore e rimandiamo quindi a questa legislatura
l'annuncio che finalmente anche in Trentino la Casa delle donne è divenuta realtà.

Prima di passare la parola alla Dott.ssa Barbara Bastarelli, responsabile del Centro Antiviolenza, che, attraverso i dati che vi fornirà,
vi potrà dare la misura di quanto, un Centro antiviolenza possa, oltre che dar risposte efficaci, diventare anche un punto di riferimento
essenziale sul territorio e per la comunità.

Vorrei chiudere informandovi su un'iniziativa, sempre in materia di violenza di genere, lanciata dall'UDI a livello nazionale ed alla quale
abbiamo aderito.

Si tratta di una Staffetta di donne contro la violenza sulle donne per dire che tale violenza deve finire, per dire basta alla violenza sessuata
e al femminicidio, cioè all'uccisione di donne per mano di uomini, per denunciare ogni giorno la violenza che ci colpisce e, per fare in modo
che se ne parli, attraverso l'organizzazione di iniziative pubbliche.

Parte oggi, giornata internazionale contro la violenza alle donne, da Niscemi in Sicilia, dove è stata assassinata Lorena e si concluderà il 25
novembre prossimo a Brescia dove è stata uccisa Hiina.
Simbolo e testimone della Staffetta, che attraverserà l'Italia passando di mano in mano, è un'anfora con due manici così che la possano
portare due donne.
Questo gesto del "portare insieme" per significare l'importanza della relazione, della solidarietà, della vicinanza tra noi per sconfiggere
una violenza che ci priva dei più elementari diritti umani a partire da quello di esistere.

Delia Valenti - Presidente del Coordinamento donne di Trento
Trento, 25 novembre 2008

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NON DA SOLA

Giornata mondiale contro la violenza sulle donnne

Roma, 24 nov 2008

Intervento della sen. Vittoria Franco

Grazie a Bianca Berlinguer

Grazie a tutte e a tutti per essere qui

Un saluto particolare a un'ospite speciale: Nasima Rahmani,

Responsabile del Programma per i diritti delle donne in Afghanistan per Action Aid  

"I diritti umani delle donne e delle bambine sono inalienabili e parte integrale e indivisibile dei diritti umani universali.
La violenza di genere e tutte le forme di molestie e di sfruttamento sessuale, incluse quelle che risultino dal pregiudizio
culturale e dal traffico internazionale, sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana, e perciò devono
essere eliminate".
(La Dichiarazione dell'ONU, approvata a Vienna nel 1993).


E ancora, nella Piattaforma d'azione di Pechino, del 1995:
"La violenza contro le donne è un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza, sviluppo e pace. La violenza
contro le donne viola, indebolisce o vanifica il godimento da parte delle donne dei loro diritti umani e delle loro libertà
fondamentali".

Sono due documenti dell'ONU che hanno segnato un punto di non ritorno sulla strada del riconoscimento della gravità
della violenza contro le donne e del necessario impegno degli Stati e delle comunità nel contrastarla con ogni mezzo
nel nome della dignità e del valore della persona umana femminile.  

Domani, 25 novembre, ricorre la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita perché nessuno dimentichi
che esiste la barbarie degli stupri etnici, che esiste la tratta di esseri umani femminili, che la violenza contro le donne
è un fenomeno purtroppo in espansione, anche nel nostro Paese.

Perché nessuno dimentichi che la violenza è la prima causa di morte delle donne fra i 16 e i 50 anni: più delle malattie,
più degli incidenti; che non conosce confini di appartenenza sociale o di livelli culturali e di istruzione.

Perché tutti sappiano che la stragrande maggioranza degli episodi di violenza contro le donne avviene fra le mura
domestiche, nel luogo considerato più sicuro: la famiglia, e che gli autori sono le persone a loro più vicine: mariti,
conviventi, fidanzati, parenti, colleghi. Ancora oggi i giornali riportano di un ennesimo omicidio di una giovane
donna per mano del suo ex fidanzato.

In qualche periodo la frequenza di omicidi è tale da far pensare a un vero e proprio femminicidio, a un desiderio
più o meno inconscio degli uomini di continuare ad affermare la propria superiorità con la prevaricazione,
punendo la donna che non sta al suo posto, distruggendone la personalità con la violenza fisica e psicologica.

Il fenomeno della violenza contro le donne ha assunto dimensioni tali da dover essere considerato come una
questione sociale e non un insieme di casi singoli.

Per noi questa giornata è anche l'occasione per ribadire il nostro impegno a promuovere azioni di contrasto,
di prevenzione, di formazione culturale affinché la relazione fra uomini e donne sia improntata al rispetto
della libertà e della dignità della donna e al principio della inviolabilità del corpo femminile.

Abbiamo nelle nostre menti il dolore, lo sconcerto, lo smarrimento di quelle donne che hanno subito violenza
e che non sanno se riusciranno a ripartire e a riprendere in mano la loro vita.

Vogliamo che non siano mai sole, che possano sempre disporre di un luogo dove cercare e trovare solidarietà,
assistenza, sostegno per ritrovare se stesse e riacquistare dignità, autostima, fiducia.

Per questo riteniamo che sia urgente una legge che riconosca la funzione preziosissima dei Centri antiviolenza.  

Voglio dire grazie a tutte quelle donne - e sono davvero tante - che prestano la loro opera nei Centri, che mettono
a disposizione passione, professionalità, amicizia, capacità di accoglienza. Alcune di loro sono con noi oggi a
testimoniare l'attività di tutte. Le ringrazio di cuore

È grazie a loro se tante donne hanno trovato e ritrovano il filo della loro esistenza e riacquistano la forza di guardare
con fiducia al loro futuro.

Svolgono assistenza legale e psicologica, accompagnamento nel percorso di recupero dell'autostima, nella ricerca
di un lavoro perché possano guadagnare autonomia anche economica, promuovono un'attività importantissima e
delicatissima che è la formazione del personale di accoglienza e assistenza, promuovono campagne per la prevenzione.

Lo fanno il più delle volte a titolo gratuito, spesso con scarsa considerazione e con scarso o nessun sostegno da parte
degli Enti locali, soprattutto al Sud dove alcuni Centri rischiano la chiusura per mancanza di risorse.

Il nostro plauso va a quelle Regioni nelle quali molto è stato fatto e si continua a fare. Siamo nel Lazio: V progetto
che prevede un recupero di immobili dell'Agro romano da destinare anche ad agro asili consultori familiari per
migliorare la sicurezza (Assessore Daniela Valentini); altre Regioni hanno varato leggi contro la violenza e messo
a disposizione risorse e servizi (Toscana, Liguria); altre sono impegnate nel sostegno ai Centri.

Ma si tratta ancora di interventi nel complesso insufficienti.

Noi vogliamo che i Centri siano sostenuti anche con un Fondo nazionale e con risorse certe.

Ci chiediamo come sia stato possibile soltanto pensare di sottrarre - come ha fatto il governo di centrodestra
per trovare la copertura finanziaria per la cancellazione dell'ICI sulla prima casa - i 20 milioni di euro che il Governo
Prodi, Ministro per le PPOO Barbara Pollastrini, aveva destinato per il 2008 al Piano di azione contro la violenza
sulle donne. Eppure è accaduto! Com'è accaduto che si sia tentato di sospendere 100.000 processi, fra i quali moltissimi
per stupro, violenza, sfruttamento della prostituzione, che avrebbero rischiato la prescrizione.

Questi sono sintomi del fatto che la strada è ancora lunga per ottenere giustizia e vincere la battaglia.

Ma noi donne del PD abbiamo fatto di questa battaglia uno dei nostri punti di identità.

Siamo impegnate in questi giorni alla Camera a favore di una legge sulle persecuzioni moleste, lo stalking,
che aveva compiuto una buona parte dell'iter legislativo già nella scorsa legislatura (le amiche della Camera che
se ne stanno occupando). Siamo convinte che sia urgente arrivare a riconoscere questa nuova fattispecie di reato
non solo per punire chi vi incorre, ma anche per prevenire delitti, di cui sono vittime quasi sempre donne:
sono oltre 2 milioni.

Siamo impegnate a sostenere tutte le iniziative legislative per contrastare nella maniera più efficace la violenza
contro le donne.

Depositeremo nei prossimi giorni - per iniziativa del governo ombra -una nostra proposta specifica sui Centri antiviolenza
che prevede nuove regole di riconoscimento e di accredito dei Centri stessi e risorse certe in attuazione anche di quanto
prevede la Dichiarazione dell'ONU del 1993:

"I Governi dovrebbero …. includere nel budget di governo adeguate risorse per le loro attività relative all'eliminazione
della violenza contro le donne".

Vogliamo ricordarlo anche alla Ministra Carfagna, la quale forse non si è accorta che per il 2009 la Finanziaria non
prevede nulla per il contrasto alla violenza sessuale e che non sono stati reiterati i fondi a ciò destinati dal Governo Prodi.
 

Noi ci impegneremo nelle prossime ore affinché vengano previsti.  

Nel nostro ddl prevediamo l'istituzione di un Registro dei centri accreditati in base a precisi criteri;
un coordinamento nazionale dei Centri antiviolenza;

la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni di accoglienza e socio-assistenziale: che è un riconoscimento
delle attività che molti dei Centri già svolgono;
prevediamo ancora la possibilità, per il Centro che ha assistito la vittima di violenza di costituirsi nel giudizio penale.

Ma soprattutto è importante disporre di un fondo con risorse certe che garantiscano continuità di intervento ai centri esistenti,
che consentano di aprirne di nuovi nelle aree del paese che ne sono sprovviste.

La maggior parte dei 100 Centri attualmente attivi si trovano infatti soprattutto nel centro-nord.

Proponiamo che su tutto il territorio nazionale sia prevista l'assistenza alle donne che hanno subito violenza fra i livelli
essenziali delle prestazioni dei servizi sociosanitari.

Vogliamo che sempre più donne denuncino la violenza subita: sono ancora pochissime quelle che hanno la forza di farlo
(intorno al 5%). Le altre hanno paura, vergogna, talvolta semplicemente si sentono nell'impossibilità di decidere
perché il maltrattamento è mischiato all'amore. Preferiscono tacere, trincerarsi nel silenzio.

Noi ci battiamo anche perché si sentano più tutelate e sostenute, perché rompano il silenzio ed escano dalla solitudine
anche con l'aiuto di centri sicuri.

Ma soprattutto ci battiamo per prevenire ogni forma di violenza contro le donne. Sta qui la vera sfida. Ci battiamo
affinché le relazioni fra gli uomini e le donne siano improntate al rispetto reciproco, al riconoscimento del diritto
alla libertà, del diritto ad esprimere liberamente la propria personalità. E questo si fa con l'educazione, con campagne
di sensibilizzazione di cui ci faremo carico nei prossimi mesi: si può fare solo insieme con gli uomini.

Solo insieme - donne e uomini rispettosi della libertà femminile -potremo pensare di riuscire a sconfiggere la violenza
sulle donne che sempre più ci appare una barbarie da superare e cancellare.

Per questo - insieme con tante donne che hanno qualcosa da raccontarci e che ringrazio - abbiamo invitato col segretario
Walter Veltroni, altri due uomini - Gianrico Carofiglio e Claudio Vedovati -che vogliamo come alleati nella costruzione
di una cultura della relazione basata non sul possesso e sull'annullamento dell'altra, ma - semplicemente - sulla reciprocità
e sul riconoscimento.

Vogliamo coltivare la bellezza dell'amore, quello che non può essere o diventare sopraffazione e dominio, possesso
del corpo femminile, rapporto gerarchico, ma è unione fra due soggetti liberi.

 

 

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CORTEO DI DONNE PER LE DONNE - ROMA PIAZZA DELLA REPUBBLICA - 24 NOVEMBRE 2007 -

1
4  milioni di donne tra i 15 e i 60 anni hanno subito, nel corso della loro vita, una qualche forma di violenza: sessuale, fisica, psicologica.

Soltanto il 18,2 per cento di loro ha saputo vedere quella violenza e riconoscerla come un reato.

Il 95 per conto della violenza non è mai stato denunciato.

La maggior parte delle violenze avviene in casa o per mano di un uomo conosciuto.

Il 69,7 per cento degli stupri è ad opera del partner. Partner ed ex sono responsabili della maggior parte delle violenze fisiche.

57 donne sono state uccise in Italia nei primi sei mesi del 2007.

 

ANDIAMO IN PIAZZA IL 24 NOVEMBRE A ROMA ALLA MANIFESTAZIONE
ORGANIZZATA DA CONTROVIOLENZADONNE PER.

-ribadire che la violabilità storica del corpo delle donne è l'origine della violenza e riaffermare che la libertà
delle donne è alla base della convivenza tra le persone;
-rifiutare ogni scorciatoia che iscrive ad una questione di sicurezza urbana il tema della violenza
e che la lega al fenomeno migratorio;
-spezzare il silenzio che, in particolare, copre la violenza che avviene tra le mura domestiche;
- rompere la solitudine delle donne che subiscono violenza- fisica, psicologica, economica –
e che devono trovare sostegno e condivisione nell'uscirne.

Il 24 novembre chiederemo ancora una volta:
-parola pubblica in tema di violenza e assunzione di responsabilità da parte di che governa.

La questione della violenza deve trovare nell'agenda politica, come in altri paesi è successo,
la stessa c e n t r a l i t à che ha nella vita delle donne.
Vogliano l'approvazione rapida delle misure che i centri antiviolenza sollecitano quali quelle
contro lo stalking (persecuzione continuativa) perché va a colpire il prologo di violenza dei troppi omicidi di donne.

Anche da Trento parteciperemo alla manifestazione
promuovono: Arcilesbica del Trentino, CGIL del Trentino, Coordinamento donne Trento, Coordinamento donne D.S.
Forum Donne PRC, Leali al Trentino, Sinistra Democratica del Trentino, Rifondazione Comunista del Trentino.

 

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INTERVENTO DI DELIA VALENTI, PRESIDENTE DEL COORDINAMENTO DONNE DI TRENTO, ALLA PRESENTAZIONE DELLA TESI DELLA DOTT.SSA ALESSANDRA ZADRA, PRESSO LA BIBLIOTECA DI TRENTO IL GIORNO 13 NOVEMBRE 2007 .

Come Coordinamento Donne di Trento siamo felici di presentare la tesi di Alessandra Zadra che offre sicuramente un contributo prezioso alla diffusione della consapevolezza di quanto sia importante assumere un punto di vista femminista nell'analisi di un fenomeno purtroppo molto diffuso come quello della violenza di genere, identificandone la causa in una relazione di potere diseguale tra gli uomini e le donne derivante da una cultura patriarcale ancora presente anche in una società cosiddetta avanzata come la nostra. Siamo poi particolarmente felici del fatto che questa consapevolezza sia maturata in una giovane donna che ha saputo quindi cogliere il testimone di un'eredità di pensiero che purtroppo negli ultimi tempi non è molto diffusa, se non apertamente osteggiata. Non ci può fare infine che ulteriore piacere il fatto che la tesi riguardi anche l'attività del nostro CentroAntiviolenza di cui andiamo particolarmente fiere e di cui vorrei farvi brevemente la storia.

Quando, all'incirca dieci anni fa, Barbara Bastarelli ci propose la creazione, all'interno della nostra Associazione, Coordinamento Donne di Trento, di un gruppo che indirizzasse in modo più mirato ed articolato di quanto fatto fino ad allora le iniziative di sostegno alle donne che vivono dimensioni di violenza, progettando “La linea telefonica di aiuto per donne che subiscono violenza” non poteva che trovare la massima disponibilità da parte di un'Associazione come la nostra, all'interno della quale è sempre stato fortemente sentito il tema dell'aiuto alle donne che subiscono violenza. La stessa scelta di trasformare in associazione l'8 marzo del 1989 il nostro gruppo, nato nel 1983 come espressione organizzata del Movimento delle donne, è maturata proprio in vista dell'approvazione, che pareva dovesse concretizzarsi di lì a poco, di una proposta di allora di legge contro la violenza sessuale; una proposta che prevedeva che solo i gruppi di donne organizzati in associazione avrebbero potuto costituirsi parte civile nei processi per stupro. Già allora risultava molto chiaro quanto fosse essenziale per le vittime delle violenze sessuali, facilmente trasformate in imputate nei processi per stupro, poter contare sulla solidarietà e sull'appoggio delle donne e quanto la relazione tra donne fosse essenziale per affrontare e superare il trauma della violenza. Dopo cinque lunghi anni di tenace lavoro di volontariato dedicato alla linea telefonica da parte del gruppo Dis-ordine Donna all'interno del Coordinamento e la presentazione di un progetto molto articolato, nel 2002 abbiamo ottenuto il sostegno finanziario della Provincia per realizzare il CentroAntiviolenza, sito in via Dogana 1, tel. 220048, a sostegno delle donne che in un qualsiasi momento della loro vita si trovassero a subire un qualche tipo di violenza, anche non necessariamente sessuale. Un luogo in cui le donne potessero trovare forza nel sostegno delle altre donne. Sia la linea telefonica sia il servizio offerto con il CentroAntiviolenza hanno contribuito a far emergere in tutta la loro drammaticità i dati della violenza di genere nella nostra provincia, dati che abbiamo puntualmente presentato ogni anno per i cinque anni di vita del Centro in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne, il 25 novembre e che non mancheremo di presentare anche quest'anno. Da subito la richiesta di utilizzo del servizio è andata in crescendo e già dopo un anno dalla creazione del Centro abbiamo dovuto iniziare a fare pressioni per ottenere un aumento dell'organico che ancora, peraltro, non ci è stato completamente concesso. Lo scorso 8 marzo abbiamo anche raccolto più di mille firme a sostegno della creazione nella nostra provincia di quello che è il naturale completamento di un Centroantiviolenza, la Casa delle Donne, struttura alloggiativa ad indirizzo segreto direttamente collegata ai Centriantiviolenza, indispensabile per fornire alle donne un'uscita in sicurezza dalla violenza nei casi più gravi e di cui la nostra provincia è del tutto sguarnita. Come si può capire quindi la storia del Centro è una storia in evoluzione che richiede un grande e continuo impegno da parte nostra anche per indurre le istituzioni a destinarvi le risorse indispensabili, ma è una storia importante, perché un CentroAntiviolenza rappresenta uno dei tasselli fondamentali per contribuire a modificare la cultura patriarcale che sottende alla violenza di genere.

Essenziale infatti per raggiungere questo scopo è che la violenza domestica, quella che avviene all'interno delle mura di casa, la più diffusa nei confronti delle donne, quella che, per intenderci rappresenta la principale causa di morte e di invalidità per le donne dell'Unione Europea tra i 16 e i 44 anni, quella che in Italia ha già fatto 57 vittime nei primi sei mesi del 2007, venga nominata, riconosciuta e letta per quello che è, una forma di discriminazione nei loro confronti e quindi una violazione dei diritti umani frutto di una società e di una cultura patriarcali, in cui le relazioni storicamente ineguali di potere tra gli uomini e le donne si riflettono sia nella vita pubblica sia nella vita privata. In questo il contributo dei CentriAntiviolenza è assolutamente prezioso così come lo è per spezzare il silenzio che, in particolare, copre questo tipo di violenza e per rompere la solitudine delle donne che subiscono violenza - fisica, psicologica, economica - e che devono trovare sostegno e condivisione nell'uscirne. Preziosa è anche l'attività dei movimenti delle donne che li sostengono e che il 24 novembre a Roma daranno vita ad una grande manifestazione contro la violenza maschile sulle donne chiedendo che la questione della violenza trovi nell'agenda politica, come in altri paesi è successo, la stessa centralità che ha nella vita delle donne, che vengano rapidamente approvate le norme contro lo stalking sollecitate dai CentriAntiviolenza, che venga approvata una legge contro la violenza sulle donne che affronti la radice culturale della violenza come sintomo dell'ineguaglianza, che investa i poteri pubblici della responsabilità di prevenirla, individuarla e combatterla in sinergia tra loro e servendosi delle competenze della rete dei centri antiviolenza e del movimento delle donne. Una legge che, attraverso campagne di educazione al rispetto e la sensibilizzazione di media e pubblicità contro gli stereotipi sul corpo femminile e sui ruoli, si dia intera l'ambizione di contribuire a un nuovo disegno di convivenza civile tra tutte le donne e tutti gli uomini che abitano il nostro Paese Un'ultima, ma non meno importante considerazione finale: per contrastare e prevenire la violenza contro le donne che imbarbarisce e impoverisce tutti, oltre ad aver bisogno di nuova cultura nel rapporto fra i sessi , c'è bisogno anche di maggiori diritti di cittadinanza per le donne e di maggiore rappresentanza. In una società giusta e solidale verso le donne i violenti sono più isolati.

Trento, 13/11/2007

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PREFAZIONE alla Tesi di laurea della dott. Alessandra Zadra  

Il mio interesse verso il tema della violenza contro le donne è nato durante il mio percorso di studi come assistente sociale, grazie al quale il terzo anno ho potuto scegliere il Centro Antiviolenza come sede del mio stage.

Qui ho potuto approfondire il tema della violenza alle donne imparando a leggere le situazioni e le relazioni tra i due sessi con chiavi di lettura nuove.

Soprattutto è stato lì che ho avuto la possibilità di rivisitare e mettere in discussione alcuni dei principi e delle idee, riguardanti questa tematica, con le quali sono cresciuta e che mi sono sempre state inculcate sia dalle persone a me più vicine, che dal comune sentire del contesto sociale che mi circonda.

Il percorso che ho fatto non è stato per niente facile: ho “dovuto” abbandonare alcune delle mie convinzioni per abbracciarne delle nuove, che sicuramente sono più appropriate e complete nel definire non solo la violenza alle donne, ma anche, il rapporto tra i generi nella nostra società. Questo aspetto, infatti, è quello che sta alla base delle spiegazioni che i Centri Antiviolenza danno della violenza alle donne nelle relazioni di coppia, cercando di far capire alle donne seguite che il problema non è sostanzialmente un qualcosa di cui loro sono co-responsabili e di cui devono sentirsi colpevoli, ma è qualcosa che può accadere a tutte le donne indipendentemente da quello che sono o fanno e indipendentemente da come si comportano all'intermo delle mura domestiche.

La violenza contro le donne, infatti, non si esaurisce nella violenza sessuale, ma si manifesta anche in tutte le altre forme di maltrattamento che avvengono nell'ambito familiare.

Portare alla luce questo fenomeno, e cercare di contrastarlo, implica anche interrogarsi sulla nostra cultura e mettere in discussione valori e modelli di riferimento in una società in cui l'essere donna equivale ancora e a volte solo ad avere dei vincoli sociali (legati al ruolo di moglie, madre, figlia ) che le stesse donne s'impongono all'interno del nucleo familiare.

Nel mio elaborato ho ritenuto opportuno fare una breve ricognizione dei principali approcci che tentano di spiegare la violenza dell'uomo sulla donna, prediligendo poi, quello femminista; approccio che sta alla base dei movimenti delle donne e della nascita dei Centri Antiviolenza.

Dopo aver analizzato le caratteristiche principali del fenomeno della violenza e i vari tipi di violenza, dopo aver preso in esame il concetto di violenza sulle donne come esercizio di potere e controllo su di esse, mi sono soffermata sulle conseguenze della violenza domestica. Conseguenze che riguardano sia le donne che subiscono la violenza in modo diretto, che i figli, i quali molto spesso, se non sono anch'essi vittime dirette della violenza, lo sono indirettamente a causa della violenza assistita del padre sulla madre.

In seguito ho preso in esame la normativa relativa all'argomento: ho riportato le principali risoluzioni internazionali, dalla convenzione CEDAW, contro tutte le forme di discriminazione contro le donne, al documento del 2000 (sempre relativo all'ONU) “Uguaglianza tra i sessi: sviluppi e pace nel XXI secolo”.

Ho analizzato poi le due leggi principali a livello nazionale: la legge di riforma sulla violenza sessuale e la legge relativa alle misure di allontanamento dell'uomo violento dalla casa familiare.

Segue una panoramica delle risposte al fenomeno della violenza domestica con una relativa illustrazione riguardante la nascita delle Case delle Donne e dei Centri Antiviolenza, attraverso una brevissima spiegazione del movimento femminista, grazie al quale questi luoghi sono nati; in particolare l'esperienza del Centro Antiviolenza di Trento.

Ho preso in esame infine lo strumento della mediazione familiare come risposta non favorevole per la donna che si trova in situazione di violenza, poiché in tali condizioni uomo maltrattante e donna maltrattata non si trovano sullo stesso piano d'azione e di potere all'interno della relazione che li lega. 13/11/2007     

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COMUNICATO sulla raccolta delle firme per LA CASA DELLE DONNE 8 marzo 2007

pubblicato su l'Adige il

Sono più di 1.000 le firme raccolte nel giro di pochi giorni in occasione dell'8 marzo 2007 dal Coordinamento Donne di Trento e da Thea, gruppo di teologia femminile, a sostegno dell'appello all'Assessora Marta Dalmaso, alla giunta provinciale e al Consiglio provinciale, perché, anche nella nostra provincia, il Centro Antiviolenza, costituito a Trento, in via Dogana n. 1, dal Coordinamento Donne di Trento grazie al finanziamento da parte dell'Assessorato provinciale alle politiche sociali, possa disporre di una struttura alloggiativa ad indirizzo segreto (Casa delle donne), necessaria per rispondere efficacemente alle particolari dinamiche che intervengono nei casi di violenza intrafamiliare sulle donne e all'esigenza di sostenere appieno i percorsi di uscita dalla violenza che richiedono un allontanamento temporaneo in una struttura protetta che possa offrire sostegno qualificato e sicurezza per le donne e per i/le loro figli/e.

Come Coordinamento Donne di Trento e Thea, vogliamo ringraziare pubblicamente le molte donne che, spontaneamente, con grande impegno ed entusiasmo ci hanno aiutato nella raccolta, non solo a Trento, ma anche in provincia, (significative, a questo proposito, le cento firme inviateci da un gruppo di donne di Canale S. Bovo), le tante donne che sono venute appositamente a firmare il nostro appello l'8 marzo in piazza Pasi dove avevamo allestito un banchetto per la raccolta e naturalmente le/i moltissime/i cittadine e cittadini che lo hanno sottoscritto. Sarà nostra cura far pervenire in tempi brevi l'appello e le relative firme ai destinatari dello stesso e proseguire, anche forti di questo importante sostegno, nel nostro impegno ad ottenere questa preziosa risorsa per le donne in situazione di abuso.

Per Coordinamento Donne di Trento e Thea - Delia Valenti - Presidente del Coordinamento Donne di Trento

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8 marzo 2007

APPELLO

DEL COORDINAMENTO DONNE DI TRENTO

AFFINCHÉ ANCHE NELLA NOSTRA PROVINCIA IL CENTRO ANTIVIOLENZA VENGA DOTATO DI ALLOGGI PROTETTI

(CASA DELLE DONNE)

Il Coordinamento Donne di Trento , grazie al finanziamento da parte dell'Assessorato Provinciale alle politiche sociali, offre anche nella provincia di Trento alle donne, attraverso il CENTRO ANTIVIOLENZA che ha costituito nel dicembre 2002 e che ha sede a TRENTO, IN VIA DOGANA 1,(tel.0461/220048), l'opportunità, in rete con tutti i Centri antiviolenza presenti nelle diverse regioni del nostro paese, di poter avere il sostegno di altre donne con loro solidali per affrontare, con la possibilità di uscirne in sicurezza, il dramma della violenza sia essa fisica, psicologica, economica o sessuale, violenza nella stragrande maggioranza dei casi subita dal partner, convivente, marito o ex che sia, all'interno delle mura di casa. Tale fenomeno, che non conosce frontiere, né geografiche, né culturali, né sociali, è infatti purtroppo di drammatica attualità, oltre che per il nostro paese in generale anche per la nostra provincia, come testimoniano i recenti e recentissimi casi che hanno turbato profondamente l'intera collettività e come attesta l'attività stessa del Centro in cui, in quattro anni, sono state seguite più di 500 donne . Proprio, perché vuole che tale struttura possa funzionare al meglio in termini di sicurezza per le donne e di prevenzione del fenomeno, in occasione dell'8 marzo 2007 il Coordinamento Donne di Trento dedica alle donne che vivono in situazioni di abuso e in particolare a quelle che ne hanno dovuto subire le estreme conseguenze, il suo forte e pubblico appello all'Assessora Marta Dalmaso, alla Giunta provinciale e al Consiglio provinciale, perché, con un ulteriore sforzo finanziario da parte della Provincia, possa essere finalmente attivato quell'indispensabile completamento dell'attività del Centro, rappresentato da una struttura alloggiativa ad indirizzo segreto, collegata direttamente al Centro Antiviolenza (Casa delle Donne), necessaria per rispondere alle particolari dinamiche che intervengono nei casi di violenza intrafamiliare sulle donne e all'esigenza di sostenere appieno i percorsi di uscita dalla violenza che richiedono un allontanamento temporaneo in una struttura protetta che possa offrire sostegno qualificato e sicurezza per le donne e per i/le loro figli/e.

Chiediamo, come Coordinamento Donne di Trento, alle cittadine e ai cittadini di unirsi alla nostra richiesta con una firma di sostegno.

LE CITTADINE E I CITTADINI SOTTOSCRIVONO

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Presentazione del Rapporto "Violenze e maltrattamenti in famiglia"

lunedì 15 gennaio 2007, ore 9.00-17.00 (Diretta Web)
presso la sala conferenze della Facoltà di Economia
Via Rosmini, 44 - Trento

Dalle 9.00 alle 17.30 di lunedì 15 gennaio 2007, sarà possibile seguire l'evento anche in diretta web.
Da questa pagina sarà attivato un link per poter accedere a tale servizio.

Il tema delle violenze e dei maltrattamenti in famiglia è di attualità sui giornali e nelle notizie di cronaca. Il disegno di legge, approvato dal Governo il 22 dicembre scorso, affronta i problemi con una serie di interventi a tutto campo, affidando altresì all'Istat il compito di monitorare le dinamiche del fenomeno. Il volume che viene presentato, realizzato dalla Provincia autonoma di Trento in collaborazione con il Centro interuniversitario Transcrime, costituisce un contributo alla riflessione e al monitoraggio delle violenze in famiglia che parte dalla dimensione internazionale, attraversa quella nazionale ed esamina la situazione esistente in Trentino. A livello locale vengono esaminati sia i fenomeni che la percezione degli operatori. Dall'analisi di questa realtà possono emergere spunti interessanti per una riflessione più ampia che può aiutare il mondo della politica a costruire una agenda italiana sul problema delle violenze e dei maltrattamenti in famiglia.
Le parole del tema "Violenze e maltrattamenti in famiglia" sembrano costituire una contraddizione perché proprio la struttura familiare, fatta di amore, condivisione, comprensione e solidarietà dovrebbe essere la forma sociale più lontana dalle forme di violenzadelle quali si parla in questo volume: gli omicidi, gli abusi sessuali, i maltrattamenti fisici e le violenze psicologiche. Questa contraddizione purtroppo c'è e attraversa le età, i luoghi, le condizioni socioeconomiche, le diverse cittadinanze e va attentamente considerata nelle dinamiche, nei diversi contesti, con i soggetti - autori e vittime - che la esprimono.
Quali sono gli ingredienti di queste violenze? Ci sono diversità tra violenze "fisiche" e "psicologiche" così come le diversità tra violenze "orizzontali", consumate tra persone della stessa età, e quelle "verticali", consumate tra persone di età diverse.
Quali sono le caratteristiche dei protagonisti, autori e vittime? La violenza ha il suo genere che qualche volta cambia. Spesso gli autori sono uomini e le vittime sono donne.
Quali sono le reazioni degli operatori e i rimedi possibili? La costellazione di strutture deputate agli interventi contro le violenze in famiglia richiede, a detta degli stessi operatori del settore, un coordinamento e quando possibile una maggiore integrazione per valorizzare al massimo le diverse competenze.
Occorre convincersi che finora è stato sviluppato lo spazio per la repressione e trascurato quello della prevenzione. Occorre invertire la rotta consapevoli che la repressione in certi casi serve a poco e che comunque la violenza, anche se repressa con la condanna dell'autore, ha già prodotto una o più vittime.

 

PROGRAMMA

Ore 9.00 > LE VIOLENZE E I MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA
Presiede: Lorenzo Dellai - Presidente della Provincia autonoma di Trento
Saluti: Davide Bassi - Rettore dell'Università degli Studi di Trento
Introduzione al Rapporto: Ernesto U. Savona - Università Cattolica di Milano e Direttore di Transcrime
Presentazione del Rapporto: Isabella Merzagora Betsos - Università degli Studi di Milano
Intervento: Rosy Bindi - Ministro delle Politiche per la Famiglia
Ore 11.00 > Coffee break

Ore 11.30 > LE ESPERIENZE INTERNAZIONALI E NAZIONALI
Martin Killias - Università di Zurigo
Linda Laura Sabbadini - Istituto nazionale di statistica

Ore 12.30 > Concludono
Silvano Grisenti - Assessore alle opere pubbliche, protezione civile e autonomie locali della Provincia autonoma di Trento
Marta Dalmaso - Assessore alle politiche sociali della Provincia autonoma di Trento
Ore 13.30 > Pranzo

Ore 14.30 > ALLA RICERCA DEI RIMEDI POSSIBILI
Presiede: Ernesto Caffo - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e Presidente di Telefono Azzurro
Introduce: Barbara Ongari - Università degli Studi di Trento
Intervengono: Operatori del settore
Commentano:
Isabella Merzagora Betsos - Università degli Studi di Milano
Daniela Pajardi - Università degli Studi di Urbino

Ore 17.00 > Conclusioni
Ernesto U. Savona - Università Cattolica di Milano e Direttore di Transcrime

Provincia autonoma di Trento - Sistema Integrato di Sicurezza
Segreteria Organizzativa
TRANSCRIME - Joint research centre on transnational crime
Università degli Studi di Trento - Università Cattolica del Sacro Cuore
Via Inama 5 - 38100 Trento - Tel. 0461 882304 - Fax 0461 882303
web: www.transcrime.it - e-mail: transcrime@transcrime.unitn.it

Trento, 16 gennaio 2006.

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L'indagine conoscitiva sulle violenze ed i maltrattamenti in famiglia, promossa dalla Provincia e realizzata da Transcrime e dalla Cattolica di Milano ci sembra essere uno strumento molto utile ed apprezzabile. E' infatti importante muovere i primi passi allo scopo di conoscere quantitativamente e qualitativamente il fenomeno della violenza di genere, che rimane purtroppo in larga parte oscuro, in quanto raramente denunciato da parte delle donne o perché escluso da rilevazioni statistiche ad hoc, che ancora mancano. La presentazione dell'indagine ci è parsa inoltre esprimere una positiva volontà politica di dare rilievo non retorico alla questione, oltre che una presa d'atto e di responsabilità dell'amministrazione di fronte ad un fenomeno verso cui la politica - non a caso nella sua quasi totalità maschile - assume troppo spesso un atteggiamento di ignoranza connivente.

Oltre all'apprezzamento vorremmo rilevare però alcune criticità: ci pare infatti non sia emerso con la dovuta chiarezza il fatto che alla base della violenza di genere vi sia non tanto e non solo un disturbo psicologico dell'uomo violento, quanto profonde radici culturali, che affondano nei meccanismi atavici del potere patriarcale, nella logica del possesso e dell'assoggettamento della donna, attraverso la paura e la violenza, che è in primo luogo psicologica, per poi diventare, nei casi peggiori, fisica.

Sarebbe certo più consolatorio pensare agli uomini violenti in termini di “soggetti devianti”, ma purtroppo, se vogliamo affrontare utilmente la questione, dobbiamo saper guardare alle radici più profonde della nostra cultura, alle dinamiche relazionali diffuse, ai meccanismi stessi del nostro modello sociale ed economico, in cui la donna è ancora strutturalmente in condizione di debolezza. L'educazione ci sembra quindi un fattore fondamentale della prevenzione della violenza di genere: educare i giovani a comportamenti e modelli relazionali non improntati alla sopraffazione e all'aggressività, bensì alla relazionalità ed alla conoscenza del diverso da sé, in primo luogo femminile. Educare le giovani ad esigere e perseguire dinamiche relazionali improntate alla libertà, alla reciprocità ed al rispetto. Soprattutto negare ogni tipo di legittimità alla violenza, trasformandola finalmente in un vero e proprio tabù culturale ed escludendo quindi ogni possibilità di connivenza rispetto al fenomeno. Proponiamo quindi alla Giunta di compiere un atto concreto in questa direzione, inserendo nella recente legge sulla scuola un articolo specifico, al fine prevedere nelle scuole trentine momenti di educazione e formazione alla relazionalità ed all'affettività, prevenendo così l'insorgere di comportamenti violenti. Crediamo infatti che l'educazione e la prevenzione siano i principali motori del cambiamento reale, strumenti imprescindibili se davvero si desidera costruire una società liberata dalla violenza di genere.
Elisa Bellè.
Forum delle Donne, Partito della Rifondazione Comunista del Trentino

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SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLA VIOLENZA DI GENERE

INTERVENTO DI ELENA BELOTTI SUL BLOG DI www.lealmente.it

Leggendo con attenzione la cronaca del fatto e' l'intervento di Giuseppe Raspadori, mi sembra che lo stesso voglia spostare l'argomento su pudore e intimità e non sulla gravità del comportamento di questi ragazzi che hanno utilizzato il video della studentessa (minorenne anch'essa) veicolandolo ad altri, con degli intenti che non sono stati certo culturali, ma di puro voyeurismo o peggio discredito.Se il pegno del gioco fosse stato recitare Dante, crede lo psicologo che il messaggio in video avrebbe fatto il giro di cento telefonini? Ritengo che anche se apparentemente il tutto può apparire una bravata goliardica poco consapevole, ci sia da porre l'attenzione su questi fatti. Sono di questi giorni episodi terribili di violenza perpetrati ai danni di ragazze minorenni che vengono immortalati da ragazzi con l'intento di diffonderli sul web, e se da una parte questo mezzo di comunicazione il telefonino ha avuto il risultato di inchiodare i responsabili del fatto, viene il sospetto terribile che gli stupri siano stati perpetrati anche in funzione di darne informazione per aumentare ancor di più il potere del branco: faccio la violenza e me ne vanto pubblicamente.Il caso del ragazzo disabile maltrattato e filmato ha trovato una giusta punizione e questi comportamenti vanno sanzionati pesantemente e non sottovalutati.. E' vero, la nostra è una società dell'immagine. Ci fa vedere l'orrore delle guerre, della violenza, ci fa conoscere civiltà e inciviltà, ci induce al consumo, ci mostra in che stato è la nostra amata terra, usa i corpi e la bellezza per vendere, ecc.

Sicuramente, le immagini che ci mandano messaggi reali immediati sono utili per capire meglio il nostro mondo, prenderne coscienza in tutta la sua globalità , possibilmente per cambiarlo in meglio.Se questo nuovo modo di comunicare :che è un parlo di me, parliamo di noi attraverso le immagini, incentiva la violenza e il bullismo, la stupidità, va analizzato e si deve creare una nuova ed ulteriore riflessione con correttivi educativi su quale deve essere il senso del limite nell'utilizzo delle tecnologie per il rispetto dell'altra/altro. E deve essere analizzata a fondo questa cosiddetta civiltà dell'immagine che se non è virtuale come nei films può distruggere anche con un fotogramma giocato per un pegno.
USCITE DAL SILENZIO, MA NON PARLATE D'ALTRO!”

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“Demolire i pensieri e i comportamenti che creano e giustificano la violenza di genere”

LA COMMISSIONE PARI OPPORTUNITÀ ALLE DONNE TRENTINE: “USCITE AL SILENZIO, MA NON PARLATE D'ALTRO!”
comunicato stampa n 3136 - 29/11/2006 - PAT


“Uscire dal silenzio, ma senza parlare d'altro”: questo l'invito che la Commissione provinciale pari opportunità tra uomo e donna rivolge, all'indomani della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, a tutte le donne trentine.

“Le nuove condizioni di vita non hanno modificato sostanzialmente la situazione delle donne e non hanno eliminato la violenza che esse continuano a subire. I dati confermano un preoccupante stato di violenza che non riguarda, come si potrebbe credere, realtà distanti, paesi meno sviluppati o fasce disagiate della società. Questo fenomeno non risparmia età, etnie, ricchezza e religioni.
La violenza maschile sulle donne riafferma ancora forme di incivile brutalità, altre volte assume forme più sottili e difficili da riconoscere, ma rimane sostanzialmente immutata, come la cultura che la produce, la alimenta e la legittima. Riguarda tutte e tutti, invade la nostra quotidianità pubblica e privata, nella casa, sul lavoro e per strada. Per questo è importante diventare ancora più consapevoli che è necessario percorrere il cammino dell'impegno e della solidarietà sociale.
C'è bisogno dello sforzo di tutte/i noi, donne, uomini e istituzioni, per costruire un modo di fare, di parlare e di parlarci che demolisca i pensieri e i comportamenti che creano e giustificano la violenza di genere. Il silenzio spesso diventa complice di questa violenza. L'impegno ad uscire dal silenzio è un atto di responsabilità doveroso da parte di tutte/tutti noi”.

Comunicato presentato in occasione della conferenza stampa il 25 novembre 2006, con l'assessora Marta Dalmaso e la Responsabile del Centro Antiviolenza, dott.ssa Barbara Bastarelli e la Presidente del Coordinamento donne di Trento prof.ssa Delia Valenti, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.

  Anche quest'anno ci troviamo, come Coordinamento Donne di Trento, a presentare i dati del Centro AntiViolenza, che abbiamo costituito nel 2002 in partnership con la provincia a favore delle donne in situazione di abuso, nella giornata dedicata dall'ONU a tener viva a livello internazionale l'attenzione verso lo sconvolgente fenomeno della violenza maschile sulle donne, che avviene soprattutto fra le mura di casa, potendo contare sull'appoggio e sulla disponibilità dell'Assessora Marta Dalmaso che ringraziamo per questo e per la sensibilità e per l'attenzione da lei sempre dimostrate per tale problematica. La violenza di genere è un fenomeno purtroppo di drammatica attualità oltre che per il nostro paese in generale anche per la nostra provincia come testimoniano i recenti e recentissimi casi che hanno turbato profondamente l'intera collettività e che a noi provocano oltre che un profondo dolore anche una grande rabbia. Casi che non sono altro che la punta di un iceberg rappresentato da un fenomeno che per la maggior parte delle volte resta ancora nascosto, complice un atteggiamento connivente, o peggio ostile, verso le donne, che fa sì che spesso venga messa in forse la veridicità dei loro racconti o minimizzato l'episodio di violenza subita in famiglia. I dati però, come ad esempio quelli dell'Eures, relativi al 2004, ci dicono che un omicidio su quattro avviene in famiglia e che il 70% delle vittime sono donne. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne che non hanno mai denunciato le violenze subite o che, quando lo hanno fatto, hanno trovato un atteggiamento di indifferenza, quando non di comprensione per l'aggressore. Cruciale diventa quindi l'attività dei Centri Antiviolenza, nel favorire, offrendo alle donne il sostegno di altre donne con loro solidali, l'emergere di questa violenza sommersa e la possibilità di un'uscita in sicurezza dalla stessa. Fondamentale è anche sviluppare un'attività di prevenzione della violenza che non può che essere centrata sulla consapevolezza della relazione tra la violenza di genere e una cultura patriarcale fondata su relazioni ineguali di potere tra gli uomini e le donne e quindi ostile alla libertà, all'autonomia e all'autodeterminazione di quest'ultime. C'è bisogno di un cambiamento e di un riequilibrio delle relazioni tra i sessi, che passa anche attraverso l' attribuzione di maggiori diritti di cittadinanza per le donne e di maggiore rappresentanza. In una società giusta e solidale verso le donne i violenti sono più isolati. E' indispensabile quindi che la società civile, in tutte le sue espressioni, inizi ad interrogarsi sui retaggi di una cultura patriarcale ancora presenti al suo interno, a partire dagli uomini che, singolarmente e collettivamente, devono assumersi la responsabilità del cambiamento con contributi di riflessione e di azione e con una messa in discussione profonda di sé e della propria identità di genere. La prevenzione della violenza di genere richiede poi un' assunzione di responsabilità da parte della politica con un approccio integrato al problema che coinvolga con azioni concrete tutti i settori interessati da quello culturale, educativo, degli organi di informazione, legislativo, a quello economico, sociale, della sicurezza e della sanità. Devono essere ad esempio offerti servizi e formazione che garantiscano l'autonomia delle donne che abbandonano una situazione nella quale subiscono violenza. E' necessaria la creazione di nuove fattispecie di reato che permettano di evitare che le molte forme di persecuzione ( stalking ) oggi non punibili penalmente non conducano alla morte delle vittime. Carente è anche la tutela delle donne senza permesso di soggiorno , per le quali denunciare le violenze subite può voler dire essere rimandate nei paesi d'origine. Troppo spesso le donne che denunciano la situazione di violenza in cui vivono non ricevono risposte adeguate . La formazione dovrebbe riguardare anche i/le giornalisti/e, che spesso presentano le notizie riguardanti la violenza di genere in modo distorto, implicitamente assolvendo l'aggressore, o, peggio, strumentale. Vi dovrebbero essere programmi educativi nelle scuole anche prevedendo una materia ad hoc e campagne informative di prevenzione e di sensibilizzazione. Come peraltro anche il Consiglio d'Europa sollecita gli Stati membri a fare nella sua campagna contro la violenza domestica che partirà il 27 novembre prossimo, va soprattutto valorizzato, considerato e sostenuto con determinazione e risorse adeguate, il lavoro dei Centri AntiViolenza, come il nostro di Trento, che da anni attuano pratiche di accoglienza basate sulle relazioni tra donne, cercando anche di creare reti efficaci e operative di sostegno alle donne che subiscono violenza coinvolgendo in un approccio diverso, di genere, tutti gli istituti e i servizi territoriali interessati. Anche al nostro Centro, quindi, così come già avviene per altri Centri italiani, andrebbero attribuiti i finanziamenti per effettuare programmi di formazione e preparazione “di genere” di tutto il personale che viene a contatto con la violenza sulle donne come ad esempio quello del Pronto Soccorso, dei Servizi Sociali, della Magistratura, dei Tribunali dei minori e delle Forze dell'Ordine. Non dovrebbero infine mancare, come avviene invece nella nostra provincia, strutture alloggiative ad indirizzo segreto direttamente collegate al Centro AntiViolenza, in grado di accogliere temporaneamente le donne che necessitano di allontanarsi dalla situazione di violenza. Più impegno, risorse e considerazione quindi da parte della politica se vogliamo le donne libere e felici e, soprattutto, vive .

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SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLA VIOLENZA DI GENERE Lettera al giornale - (inviato a L'ADIGE - IL TRENTINO)

Come Coordinamento Donne di Trento vogliamo dedicare questi alcuni spunti di riflessione su di un fenomeno, quello della violenza di genere, purtroppo diffuso nella nostra provincia, a tutte le donne che quotidianamente si trovano ad affrontarlo e in particolare a quelle che, con nostro grande dolore e rabbia, ne hanno dovuto subire le estreme conseguenze.

Il rapporto dell'ONU presentato ai primi di ottobre sulla violenza sulle donne oltre ad offrire un quadro sconvolgente di un fenomeno che non conosce frontiere né geografiche, né culturali, né sociali, mette in rilievo come la più diffusa delle violenze sulle donne sia la violenza domestica, patita cioè tra le mura di casa e come fra le prime cause di morte delle donne nel mondo, anche in quello cosiddetto civilizzato, vi sia quello che il rapporto chiama molto opportunamente “femicide”, femicidio, e cioè l'uccisione da parte di un uomo a loro vicino, padre, marito, convivente, fidanzato o ex che sia. Il rapporto considera cruciale per poter far fronte in modo efficace a questo flagello mondiale considerare ogni genere di violenza contro le donne una forma di discriminazione nei loro confronti e quindi una violazione dei diritti umani frutto di una società e di una cultura patriarcali, in cui le relazioni storicamente ineguali di potere tra gli uomini e le donne si riflettono sia nella vita pubblica sia nella vita privata. Parlare quindi di femicido significa sottolineare la morte violenta di tante donne a causa del dominio estremo di un uomo su di una donna, mettere cioé l'accento sul fatto che le donne vengono uccise in quanto donne, donne che non si conformano al modello che la società o il singolo uomo vorrebbero imporre loro. Da questo punto di vista non fanno sicuramente un buon servizio alla causa della liberazione delle donne dalla violenza maschile i media che del singolo episodio di violenza tendono a sottolineare l'eccezionalità, magari insistendo sulla particolare efferatezza del caso o concentrandosi sul carnefice e sui suoi moventi, sempre ricondotti esclusivamente a problemi individuali di gelosia o di rabbia o ad un'azione impulsiva, senza prendere in considerazione il fatto in sé rilevante che la vittima sia una donna e che sia vittima proprio in quanto donna. Crediamo, come Coordinamento Donne di Trento che sia ora che la società civile, in tutte le sue espressioni, inizi ad interrogarsi sui retaggi di una cultura patriarcale ancora presenti al suo interno a partire da un confronto ed una presa di parola tra uomini che li porti, attraverso un percorso di autocoscienza e di problematizzazione del loro vissuto, ad una critica comune dei ruoli, delle relazioni, dell'identità maschile ancora segnati da una cultura patriarcale, piuttosto che a schierarsi solleciti al fianco dell'amico “buono” colto da raptus. Una risposta coraggiosa e determinata al femminicidio, che è un'accezione più ampia del femicidio in quanto comprende tutti i diversi gradi di violenze volte all'annientamento psichico e/o fisico delle donne, pensiamo debba venire anche dalla politica con la disponibilità a riconoscere il nesso tra violenza e patriarcato e a nominare quindi questo tipo di violenza attivando politiche culturali ed educative che favoriscano il cambiamento e il riequilibrio delle relazioni tra i sessi, potenziando il collegamento tra consultori, servizi e scuole e attuando iniziative legislative a difesa e a sostegno delle donne in condizione di abuso in collaborazione con le realtà che hanno alle spalle anni di riflessione sul tema. Come sottolinea anche il rapporto dell'ONU, fondamentale per un' efficace politica di contrasto alla violenza di genere è infine destinare risorse alla diffusione sul territorio dei centri antiviolenza e non far mancare i fondi a quelli già in prima linea nell'affrontare il fenomeno, potenziandoli anche con strutture alloggiative ad indirizzo segreto ad essi direttamente collegate, in grado di accogliere temporaneamente le donne che necessitano di allontanarsi dalla situazione di violenza

Trento, 29/10/06 COORDINAMENTO DONNE DI TRENTO - Delia Valenti La Presidente